Smaltita la sbornia post-elettorale, Kiev si è risvegliata salutando l’era Porošenko, pronta ad accogliere il nuovo Presidente, il comico Volodymyr Zelenskij, fino a qualche mese fa conosciuto esclusivamente come “Sluha Narodu”, ossia come “servo del popolo”, nome della serie tv che ha spopolato in tutto il Paese.

    Nonostante le politiche provocatrici di Porošenko siano state bocciate sonoramente dall’elettorato, Zelenskij rappresenta un’incognita potenzialmente pericolosa, molto più della politica estera goffa e prevedibile portata avanti dal proprietario di Roshen. Il nuovo Presidente, poi, dovrà equilibrare anche il rapporto con Washington, non proprio soddisfatta del suo “manovratore” Kolomojskij: il proprietario di PrivatBank, infatti, inserito dagli Usa nella lista di profili da sanzionare, venne graziato proprio dal suo avversario Porošenko in tempi non sospetti.

    Che il maggior finanziatore del battaglione filonazista Azov non stia cercando una clamorosa intesa con il Cremlino? In un contesto dai tratti ancora così confusionari avanza un’ipotesi che sembra essere sempre meno campata in aria: la Russia potrebbe riacquisire la sua sfera di influenza ucraina senza sparare un colpo, puntando tutto sui rapporti nascosti e controversi che gli oligarchi di Kiev intrattengono ancora con i suoi sistemi.